La popolazione anziana sta aumentando sempre. Gli ultrasessantacinquenni rappresentano il 24% dell’intera popolazione (contro il 4% degli inizi del 1900).
Soprattutto sono cambiate le abitudini di questa popolazione. L’OMS invita da anni a stili di vita attivi e il risultato è che il 74% degli ultrasessantacinquenni fa abitualmente attività fisica con ripercussioni estremamente positive sulla loro condizione di salute e sulla prevenzione delle malattie.
Per tale motivo sono cambiate anche le esigenze di questa popolazione che dopo un infortunio vuole ritornare a fare sport come prima del trauma.
Tuttavia la frattura di femore è un infortunio da non sottovalutare soprattutto nella popolazione ultrasessantacinquenne. La presenza di osteoporosi e di altre malattie deve indurre il medico alla cautela e a valutare tutta una serie di fattori che possono portare ad una prognosi migliore o peggiore.
Ad esempio pazienti giovani, di sesso femminile, con un migliore status funzionale al ricovero e la presenza di un basso numero di patologie associate possono raggiungere risultati funzionali migliori e avere una maggiore possibilità di tornare a fare sport. I pazienti over 80, con un basso livello funzionale prima della frattura e con un alto numero di patologie associate avranno minori possibilità di recupero.
Altro aspetto importante che può condizionare fortemente il recupero è la presenza della sarcopenia e dei deficit nutrizionali che spesso colpiscono l’anziano. Per sarcopenia si intende la progressiva perdita della massa e della forza muscolare connessa all’invecchiamento. Se a questa si aggiunge la perdita muscolare dovuta all’allettamento che spesso consegue a questo tipo di fratture e le carenze dietetiche che spesso si riscontrano nell’alimentazione dell’anziano si comprende bene come questi aspetti possano incidere negativamente sul recupero. Bisognerà valutare attentamente lo stato nutrizionale del paziente ed eventualmente associare un’integrazione proteica all’esercizio per migliorare il recupero della forza e della massa muscolare. Oltre a ciò sarà estremamente importante ridurre il più possibile il riposo a letto e l’immobilità ed iniziare dal primo giorno post-operatorio la fisioterapia in modo tale da stimolare la muscolatura il più precocemente possibile. Diversi studi scientifici, infatti, dimostrano che i pazienti che iniziano la riabilitazione immediatamente dopo l’intervento, già nel letto dell’ospedale, ottengono risultati migliori in termini di recupero funzionale.
Alla dimissione dall’ospedale sarà decisivo affidarsi ad una struttura riabilitativa adeguata che possa portare il paziente al massimo recupero funzionale possibile. La presenza di una piscina riabilitativa sarà fondamentale per graduare i carichi sull’arto operato e per facilitare il recupero della deambulazione senza stampelle. La palestra riabilitativa sarà fondamentale per il recupero della forza. L’esecuzione di esercizi di rinforzo prima in scarico e poi con carico graduale consentiranno il recupero prima delle attività di vita quotidiana (deambulare, fare le scale, guidare l’auto) e poi delle gestualità sportive. L’ultima fase del recupero si svolgerà in campo sportivo con la supervisione di un rieducatore. Questa fase è fondamentale per superare la paura di cadere (spesso presente in questi pazienti) e riprendere gradualmente confidenza con il gesto sportivo.
In conclusione il ritorno allo sport nell’anziano con frattura di femore è un obiettivo assolutamente raggiungibile ma necessita di un approccio globale che valuti tutti gli aspetti del paziente e non solo quelli legati alla frattura.
Dr. Giovanni Maria d’Orsi
Medico Chirurgo
Specialista in Medicina dello Sport
Isokinetic Medical Group – Isokinetic Roma