Sono stato il chiropratico di molte società professioniste di calcio, e non solo, e se avessi ricevuto un centesimo per ogni volta che mi è stato detto “Dottore, mi hanno detto che ho una gamba più lunga dell’altra …” penso che potrei già considerare la pensione!
Credo invece che me lo sentirò chiedere per almeno altri 25 anni, quindi è meglio fare un po’ di chiarezza!
Da cosa nasce l’asimmetria degli arti inferiori nel calcio? Può essere corretta? O meglio: va corretta o si può giocare bene a calcio anche senza essere perfettamente simmetrici? Provocherà dei danni o il mal di schiena? Queste sono le domande che si pone un chiropratico quando visita un paziente e cerca, per così dire, di rimetterlo in bolla. Queste sono le stesse domande che negli ultimi decenni si è posta la scienza che studia il calcio e i calciatori, cercando di fare luce sui diversi aspetti fisiologici e tecnici di questo sport meraviglioso.
Ormai si sa che il calcio è uno sport asimmetrico. Studi fatti sui calciatori di altro profilo, ossia sui giocatori partecipanti al Campionato del Mondo, hanno dimostrato che nonostante ci sia un’ottima propensione all’utilizzo di entrambi i piedi con tecnica eccellente, i giocatori, se possono scegliere (calci piazzati, rigori e punizioni), utilizzano il piede di favore, il loro piede dominante. A lungo andare, ossia con la pratica calcistica di anni, questa costante applicazione di forze di torsione sul bacino fa sì che la struttura del corpo di un calciatore si adatti ruotando in modo asimmetrico. Sia ben inteso, solo di qualche millimetro, solitamente con asimmetrie inferiori al centimetro. Perciò quando un giocatore o un assiduo praticante di calcio si distende sul lettino e osserviamo la lunghezza delle gambe, paragonando visivamente la base dei piedi, uno dei due, apparirà molto spesso più corto dell’altro. Solitamente la gamba più corta sarà quella dominante.
A questo punto, dopo aver fatto uno o più trattamenti chiropratici con mobilizzazioni passive o vere e proprie manipolazioni articolari, il bacino ritornerà per così dire in bolla … sul lettino. Quando al rientro in campo, o anche solo camminando, si riattiverà il sistema muscolo scheletrico allenato a giocare a calcio la rotazione del bacino ritornerà ad essere quella che c’era prima del trattamento. Va da sé che la rotazione acquisita con lo schema motorio del calcio non è una cosa negativa. E’ la prova tangibile che la funzione modifica la struttura.
Il nostro corpo, grazie ai suoi incredibili meccanismi di adattamento, non fa altro che ottimizzare la sua struttura cercando di adattarsi agli stimoli dell’allenamento. Così facendo modifica la posizione del bacino tanto da poter calciare in modo più efficiente e con più forza e precisione.
Per curiosità in un recente studio scientifico, pubblicato su una famosa rivista medica di medicina dello sport, un gruppo di esperti svizzeri ha esaminato la struttura dell’osso delle tibie in 66 calciatori di alto livello, studiando la densità dell’osso e la conformazione muscolare, utilizzando la TAC e paragonando la gamba usata per calciare con la gamba di appoggio. Hanno osservato non solo una differente sezione muscolare, ma una diversità di densità dell’osso con circa il 5,6%. Questo significa che la tibia della gamba di appoggio (non quella che calcia) ha una densità ossea maggiore perché durante l’attività del calcio sopporta un carico maggiore.
Concludendo proviamo a rispondere alla domanda “va quindi corretta l’asimmetria del calciatore o va lasciata al suo posto?”. Tendenzialmente non va corretta se non provoca dolori articolari o mal di schiena, ma certamente va prestata molta attenzione nell’assicurarsi che le torsioni non creino troppe rigidità o sovraccarichi del bacino, e non portino ad avere problemi come la pubalgia o il mal di schiena stesso. L’obiettivo del chiropratico sarà quindi quello di controllare ed eventualmente manipolare il bacino affinché rimanga mobile e adattabile, più che rimetterlo in bolla.
Inoltre, sapendo che il calcio favorisce le asimmetrie, bisogna fare molta attenzione alla preparazione dei giovani calciatori cercando di compensare le torsioni naturali di questo sport, esercitandoli in modo simmetrico e scaricando le tensioni da torsione proteggendoli così da futuri infortuni.