La frattura più frequente dell’estremo distale del radio è quella di Colles, tipica dopo una caduta sulla mano atteggiata in iperestensione.
Il 60–70% interessa le donne in menopausa ed è tipica dell’osso osteoporotico.
Lo stesso meccanismo di caduta nel giovane determinerà più frequentemente la frattura dello scafoide e nel bambino la frattura del radio a “legno verde”.
La frattura del radio è una frattura molto dolorosa con evidente deformità e, per alleviare il dolore, solitamente vengono prescritti dei farmaci (fans o anestetici locali).
La radiografia standard con eventuali proiezioni oblique risultano sufficienti per una diagnosi precisa. Talvolta è necessaria una elettromiografia per eventuali lesioni neurologiche associate.
Dopo un’opportuna terapia farmacologica per controllare il dolore, il trattamento consiste nel ridurre la frattura, con manipolazione o chirurgicamente, e stabilizzarla.
Nel caso della frattura del radio sono frequenti le deformità residue e durante l’immobilizzazione le sindromi compartimentali per gesso troppo stretto. Alla rimozione del gesso, pur tutelando ancora il polso, è possibile cominciare la rieducazione per una mobilizzazione di spalla, gomito e dita. Dopo qualche giorno si comincia a esercitare attivamente anche l’articolazione del polso e i muscoli dell’avambraccio.
Nonostante un corretto iter terapeutico, il 20-30% di queste fratture risulterà instabile.
Riabilitazione per frattura del radio-ulna
A seconda della modalità di frattura, della localizzazione e della forma si identificano diverse tipologie di frattura di radio e ulna (Colles, smith, burton). I differenti tipi di fratture hanno diverse indicazioni chirurgiche o conservative ma il programma riabilitativo, a grandi linee, è lo stesso.
Il primo obiettivo del protocollo terapeutico è il recupero del ROM articolare fisiologico attraverso mobilizzazioni passive e attive di spalla, gomito e dita dapprima in flesso/estensione e progressivamente in prono-supinazione. In questa fase sono importanti la massoterapia drenante e decontratturante per braccio e avambraccio, lo stretching muscolare e l’utilizzo all’occorrenza di terapie antalgiche (laser, ghiaccio).
Raggiunta l’articolarità completa, è possibile progredire alla fase successiva del programma riabilitativo caratterizzata dal rinforzo in contro-resistenza manuale e progressivamente con zavorre ed elastici dei muscoli flesso/estensori e prono/supinatori del polso, stabilizzatori della spalla e dal recupero del trofismo dell’eminenza tenar e ipotenar della mano. Parallelamente verranno effettuate esercitazioni per recuperare il controllo della mano attraverso esercitazioni propriocettive e propedeutiche alla ripresa della manualità fine e grossolana e alla coordinazione della pinza prensile.
Il protocollo terapeutico termina con l’ultima fase sul campo sportivo attraverso esercitazioni sport specifiche con particolare attenzione all’insorgenza di complicanze, in particolar modo sindromi compartimentali, deformità residue, rigidità e dolore per una ripresa graduale e sicura all’attività fisica.