Con il termine cervicalgia intendiamo tutte quelle patologie dolorose a carico del rachide cervicale.
La sua natura può essere traumatica, associata a una sintomatologia acuta o degenerativa caratterizzata da una sintomatologia cronica. Nel primo caso la causa più frequente è il “colpo di frusta” tipico degli incidenti stradali o di traumi sportivi e poi spondilolisi o spondilolistesi, fratture vertebrali. Nel secondo caso sono diversi i fattori causali. In primis con l’avanzare dell’età aumenta la frequenza di fenomeni di spondiloartrosi. Poi bisogna considerare gli errati atteggiamenti posturali con il mantenimento di posizioni viziate protratte (ad esempio, davanti al pc o alla tv, durante l’utilizzo di telefonini o tablet) che portano alla formazione di ernie discali, contratture della muscolatura cervicale e del cingolo scapolare (frequente è la contrattura del trapezio), collo rigido, difetti intervertebrali minori. Infine, i fattori individuali che permettono l’insorgenza di artriti infiammatorie o patologie tumorali.
In presenza di cervicalgia è importante una visita medica accurata per risalire all’origine del dolore ed eventualmente sarà possibile integrare la valutazione con indagini strumentali quali RMN o TC del rachide cervicale per indirizzare il trattamento.
La terapia conservativa è costituita da un trattamento farmacologico e fisioterapico volto al completo recupero funzionale.
Nel caso invece di alterazioni strutturali importanti è necessario intervenire chirurgicamente per il ripristino della corretta anatomia della colonna.
Riabilitazione per cervicalgia
Il dolore cervicale può essere specifico, irradiato (in questo caso si parla di cervicobrachialgia) o aspecifico, non irradiato.
Il paziente in fase acuta di solito giunge alla nostra osservazione dopo circa 8/10 giorni dall’episodio di cervicalgia acuta che lo ha costretto a recarsi presso il pronto soccorso dove solitamente viene trattato con terapia farmacologica.
Il primo obiettivo del programma terapeutico è il controllo del dolore e il recupero della mobilità attraverso l’utilizzo di terapie fisiche (tens, laser, ipertermia), terapie manuali con massaggio rilassante e decontratturante della zona cervico-dorsale e trapezi e stretching passivo, assistito e autoassistito allo specchio; il tutto è finalizzato al recupero di flesso-estensione, rotazioni e flessioni laterali spesso ridotte in termini di mobilità.
Recuperato il ROM articolare, il protocollo prevede il recupero della muscolatura deficitaria della zona cervico-dorsale, scapolo-omerale e dell’arto superiore con uso di progressivo di elastici, tubing, zavorre e della muscolatura del core; parallelamente è consigliabile iniziare un’attività aerobica consentita dal dolore per un recupero metabolico globale.
Il programma terapeutico termina con la ripresa del gesto sportivo specifico in campo fino al raggiungimento della condizione fisica pre-trauma con esercitazioni posturali e propriocettive con diverse superfici instabili.