(Articolo pubblicato su LA SESIA, Lunedì 30 Aprile 2018)
“Ogni campione che vediamo giocare nelle grandi squadre, o realizzare grandi imprese nelle manifestazioni più importanti, non è un atleta normale: sono persone che hanno qualcosa in più degli altri”.
A parlare così è Fabrizio Tencone, per anni anni medico della Juventus, attuale responsabile del centro Isokinetic di Torino, tra i più importanti al mondo per la cura e la riabilitazione ortopedica e sportiva.
Fabrizio fa parte di quel vero e proprio giacimento di vercellesi illustri (è nato nella nostra città il 19 agosto del 1963)che si sono fatti onore del mondo e di cui la città del Sant’Andrea va assai fiera. Scenario è il Modo Hotel e il meeting annuale dell’Associazione Veterani Pro Vercelli Calcio, orchestrata in misura impareggiabile dal presidente del club, Franco-“il capitano”- Balocco e dai suoi fantastici soci ex bianche casacche (sempre un’emozione assoluta vedere Castellazzi, Cavagnetto, Picardi, Roda, Bosetti, Ciocchetti e tanti, tanti altri).
Sentir parlare Tencone è come ascoltare Schubert per chi ama la musica: «L’infortunio più temuto è la rottura del legamento crociato, perché, solitamente, solo nel 53 per cento circa dei casi si torna ad una completa funzionalità precedente».
«Ma, attenzione – prosegue lo specialista – questo non vale statisticamente per i calciatori che militano in Champions League, il cui livello di recupero totale sfiora il 93 per cento dei casi: ecco perché si parla di atleti davvero speciali: se sono arrivati sino a qui livelli, il motivo è – oltre che psico-tecnico-tattico – anche squisitamente grazie alla loro struttura fisica».
Fabrizio, lei arrivò in prima squadra e un anno e un mese dopo la Juventus vinse la sua seconda Champions League, seguita dalla Supercoppa e dalla Intercontinentale…
«Sì, successe proprio così – dice il medico -, ma quello era un gruppo di uomini straordinari, dalla materia grigia anche in questo caso sopra la norma: Conte, Zidane, Deschamps, Vialli, erano già allenatori, oltre che leader e professionisti assoluti anche quando giocavano».
(Alex Tacchini)