E siccome Gigi Buffon non è uno che le prende tanto alla leggera, alla fine il consiglio è stato: “Saper usare un linguaggio corretto per convincere gli atleti a lavorare duro. Perchè quello che ho imparato è che guarire non basta, bisogna lavorare più di prima. Questo mi ha permesso di fare la seconda parte della mia carriera”.
Mentre lo racconta Fabrizio Tencone ha ancora gli occhi pieni del Camp Nou. E’ lì che ha appena chiuso la sua presentazione dal titolo “Le due carriere di un Campione del Mondo, prima e dopo l’operazione”.
Tencone è stato per 17 anni alla Juventus, dal ’95 al 2002 e poi anche dopo, dal 2010 al 2016. “Sono l’ultimo dottore che ha vinto la Champions”ci scherza su lui. Ma è anche quello che ha rimesso in piedi Buffon dopo l’operazione alla schiena, un problema che rischiava di interrompergli la carriera.
CONGRESSO. E’ solo una delle tante storie che avreste sentito se foste andati allo stadio del Barcellona dov’è in corso i XXVVII Congresso Isokinetic. C’è il meglio del meglio dellla medicina sportiva, 3.000 iscritti da un centinaio di Paesi. “Il 40 percento ha meno di trent’anni. Ciò significa che avremo l’occasione, che è insieme una grande responsabilità, di cominciare a trasferire a chi verrà dopo di noi il nostro know-how” dice Stefano Della Villa, ideatore e fondatore di Isokinetic.
Messo in piedi a Bologna nel ’87, sette sedi in Italia più una a Londra, centro di eccellenza della Fifa, Isokinetic ha da sempre la vocazione alla conoscenza condivisa. Quest’anno il titolo del convegno è “Football Medicine Outcomes: are we winning”. Stiamo vincendo, stiamo facendo gol? Come dire: andiamo nella direzione giusta? Se lo chiedono i medici e gli staff, perchè porsi delle domande è il primo passo verso le risposte.
CASI. Alcune arrivano dalle autorevoli presentazioni di casi clinici notissimi. Ieri, per l’apertura dei lavori, cinque medici hanno raccontato alla platea internazionale le storie di cinque campioni del calcio: dal capitano della nazionale croata Luka Modric a Toni Kroos, centrocampista della nazionale tedesca, ma anche Roby Baggio, il gallese Joseph Ledley e appunto Buffon, che appunto nel 2010 ai Mondiali in Sudafrica si fece male.
“Una volta rientrato in Italia fece una lunga riabilitazione: due volte al giorno per tre mesi, test medici ogni settimana, 64 sessioni in piscina, 134 in palestra e 23 in campo. Rientrò dopo sei mesi – chiude Tencone, direttore di Isokinetic Torino dal 2003 – era determinato, ci ha messo tutta la volontà”.
Il resto, poi, lo ha fatto la scienza>>.