Il Dr. Fabrizio Tencone, Medico dello Sport e Direttore della sede di Isokinetic a Torino, ha chiarito in un articolo scritto per la rivista L’Allenatore quanto la ridotta disponibilità di giocatori durante la stagione abbia un impatto negativo sul risultato della squadra.
Leggiamo qui in basso l’articolo integrale.
Gli infortuni nel calcio sono il principale motivo di indisponibilità dei giocatori agli allenamenti e alle partite, e la ridotta disponibilità di giocatori durante la stagione ha certamente un impatto sul risultato finale della squadra.
Questa affermazione sembra ovvia, ma è solo da pochi anni che è stata dimostrata scientificamente. Il settore medico della UEFA raccoglie dal 2001 i dati mensili riguardanti gli infortuni nelle squadre che partecipano alla Champions e all’Europa League, e da allora ha studiato attentamente la epidemiologia (frequenza, gravità, distribuzione, ecc.) degli infortuni nel calcio europeo top level.
I risultati hanno permesso di conoscere con precisione molte informazioni utili e curiose: nel calcio l’infortunio più frequente è quello ai muscoli posteriori della coscia (flessori del ginocchio), mentre l’infortunio che necessita dei tempi di recupero più lunghi è la rottura del legamento crociato anteriore; sappiamo inoltre che il numero delle distorsioni alle caviglie sta diminuendo, mentre gli infortuni muscolari aumentano; sappiamo ancora che il numero accettabile di recidive (ricadute) dopo un infortunio è di 1-2 su 10 infortuni, mentre risulta eccessivo un numero di 3 ri-lesioni su 10 infortuni; sappiamo infine che il terreno sintetico non aumenta il numero totale degli infortuni, e che le femmine si rompono il legamento crociato 3-5 volte più frequentemente rispetto ai maschi.
Se si confrontano gli infortuni con il livello di successo della squadra si è recentemente giunti alla conclusione che un diminuito “peso” degli infortuni (numero di infortuni x gravità degli infortuni stessi) e una maggiore disponibilità agli allenamenti e alle gare, se confrontati con la stagione precedente, determinano una posizione migliore in classifica sia in campionato che nelle coppe.
Pertanto quando si parla degli infortuni non si deve solo considerare il numero totale, ma anche la loro gravità: ad esempio 20 infortuni che necessitano di uno stop medio di 15 giorni hanno un “peso” di 300 giorni di infortunio e sono più gravi rispetto a 30 infortuni che recuperano mediamente in 7 giorni, che hanno quindi un “peso” di 210 giorni di infortunio.
E’ assolutamente necessario ribadire che una squadra non deve vincere lo “scudetto degli infortuni”, ma vincere il campionato. La vittoria del campionato non è comunque il solo modo di misurare il successo di una stagione: a livello scientifico per successo si definisce il raggiungimento di almeno uno dei seguenti punti:
- Raggiungere un indicatore chiave di risultato definito a priori prima della stagione
- Vincere una specifica singola gara, o uno specifico torneo, o il campionato
- Raggiungere una alta posizione finale in classifica
- Raggiungere una elevata soggettiva valutazione da parte di una definita autorità, ad esempio dal presidente/direttore/allenatore
Il mancato raggiungimento di almeno uno dei punti citati rappresenta il fallimento.
Tornando al concetto che “meno ti fai male, più vinci”, secondo i dati scientifici della UEFA, la percentuale media di disponibilità dei giocatori agli allenamenti risulta, nelle squadre top level in Europa, del 77%, mentre la disponibilità media alle partite è del 86%. I livelli eccellenti di disponibilità dei giocatori, quelli che hanno una altissima possibilità scientifica di raggiungere gli obiettivi, sono considerati essere del 90% per gli allenamenti e del 95% per le partite!
Molto importante è il periodo pre-competizione (dal ritiro estivo all’inizio del campionato); spesso viene considerato come un periodo dove un aumento del rischio di infortunio è accettabile, ma gli studi scientifici hanno dimostrato che la presenza di infortuni nella fase pre-campionato porta a dover poi sottoporre il calciatore a successivi elevati carichi “acuti” di lavoro che rappresentano uno dei fattori di rischio maggiore per ulteriori infortuni durante la stagione.
E’ molto interessante studiare i dati, appena resi pubblici, riguardanti l’impatto degli infortuni durante l’ultima stagione della Premier League; durante la stagione 2016-17 nel massimo campionato inglese sono stati persi 20.576 giorni “di lavoro” a causa degli infortuni, che, se teniamo conto degli stipendi dei giocatori, rappresentano un costo di circa 131 milioni di sterline. Anche durante quest’ultima stagione l’impatto degli infortuni è stato determinante sul successo finale: il Chelsea, vincitore del campionato, è stata la seconda squadra ad aver avuto meno giorni di infortunio (358); solo il West Bromvich ha fatto meglio (319), non hanno vinto, ma possono vantare una delle migliori stagioni della loro storia.
Se si confrontano i dati del Chelsea con quelli del Tottenham (suo principale rivale nella lotta al titolo) allora appare ancora più evidente il concetto di prevenzione e di successo finale: i giocatori del Chelsea hanno perso 358 giorni per infortuni rispetto agli 869 giorni persi dai giocatori del Tottenham.
La conclusione è semplice: carissimi allenatori programmate bene la vostra stagione, fin dai primi giorni del ritiro, e tenete conto che la prevenzione degli infortuni sarà una delle chiavi del vostro successo.