Fonte “Ortopedici&Sanitari”
Per gli sportivi e in particolar modo per i professionisti e i giovani agonisti il cammino verso una completa ripresa delle attività a seguito di infortuni gravi come quelli che interessano il legamento crociato anteriore può adesso passare per le superfici di una stanza verde. Green Room sono infatti detti gli spazi che Isokinetic ha attrezzato presso una varietà delle sue sedi mettendo le tecnologie multimediali al servizio dei percorsi di completo recupero funzionale. Sino alla metà del 2016 solamente due di questi spazi potevano dirsi interamente a regime ed erano ospitati presso le sedi di Bologna e di Londra del gruppo che è parte del network dei centri di eccellenza della Fifa, l’associazione delle federazioni calcistiche internazionali. Circa sei mesi dopo è stato possibile censirne altri quattro: a Roma, Torino, Verona e Milano. Ciascuna di esse risulta inserita e integrata in ambienti completi in quanto alla dotazione di strumenti per il training e la riabilitazione in generale e disegnati per allinearsi alla filosofia di lavoro del gruppo. «Non curiamo il ginocchio ma il paziente che ha male a un ginocchio» è uno dei suoi slogan e claim, a testimonianza della volontà di mettere a punto e di utilizzare un approccio al 100% paziente-centrico. La sede milanese di Isokinetic che ci ha accolto alla fine dello scorso gennaio presenta infatti una palestra attrezzata di tapis roulant e risorse per il fitness e una piscina dedicata alla riabilitazione, benché la Green Room rappresenti il fiore all’occhiello della struttura.
I numeri e gli schemi
Questa si presenta come una superficie rivestita con erba sintetica identica per caratteristiche a quella dei campi per il calcio a cinque e grande circa un quarto di un comune terreno per il calcetto. Dinanzi allo sportivo che si sottopone ai test di Isokinetic si stagliano i pannelli di un megaschermo per la proiezione di immagini bidimensionali che consente di osservarsi come allo specchio mentre si esegue una serie di esercizi che, pur sommariamente, vedremo. Al centro è posizionata e ben visibile una pedana di forza che in realtà rappresenta uno dei cuori pulsanti dell’intero progetto. Con un sistema di sensori collegati a un’unità centrale di elaborazione fornisce dati precisi e inequivocabili circa la distribuzione della forza e dei pesi durante il salto, la corsa, i cambi di passo e direzione tipici di numerose discipline atletiche. «La nostra Green Room», ha spiegato a Ortopedici&Sanitari Francesco Della Villa, medico in forze al Centro di Medicina dello Sport Isokinetic, «ci permette di analizzare l’influenza di alcuni schemi motori sull’incidenza degli infortuni, soprattutto al ginocchio». Le evidenze della letteratura hanno mostrato come un giovane su quattro, con età inferiore ai 25 anni, incorra in una recidiva a seguito di un primo incidente al legamento crociato anteriore (LCA) e intervento ricostruttivo. Una soglia quindi entro la quale un secondo infortunio può rappresentare un ostacolo serio non solo e non tanto alla ripresa dell’agonismo; quanto piuttosto al buon prosieguo della carriera.
Un laboratorio hi-tech
Gli atleti che hanno subito una lesione del LCA sono «i nostri pazienti-tipo»,
ha detto Francesco Della Villa, che ha immediatamente proseguito: «esistono fattori particolari che possono essere considerati predittivi di una recidiva. Fra questi è importante un alterato controllo neuro-muscolare. Significa che taluni pattern di movimento sono maggiormente legati a una superiore incidenza di lesioni e pertanto agli infortuni sia di tipo primario e sia secondario». Con l’obiettivo di mettere «la biomeccanica e le neuroscienze insieme al servizio del recupero funzionale» la Green Room è allo stesso tempo un luogo di studio e un laboratorio per «l’analisi e la cura dei modelli motori in un setting pratico dedicato alla ricerca e terapia». I soggetti impegnati nella prova biomeccanica Mat (acronimo inglese per test di analisi del movimento) sono ripresi da un complesso di tre videocamere che li proiettano all’opera su un videowall, elemento di maggior spicco dell’installazione, posto a breve distanza dalla pedana. Il mega-schermo consente ai pazienti di osservare in tempo reale e grazie il percorso; e indica come correggere gli eventuali errori. Ogni performance viene valutata in base a indicatori che permettono di elaborare un punteggiovotazione finale in centesimi con un risultato «ottimale» fissato alla soglia dei novanta punti; oppure superiore.
Le correzioni
È sulla scorta degli esiti del Movement analysis test che gli specialisti possono redigere programmi di training neuromotorio personalizzati e così «correggere le disfunzioni del movimento» accelerando la riabilitazione e ridimensionando il pericolo di eventuale recidiva. Sempre su display una visibilissima freccia-cursore grafica in colore verde evidenzia il posizionamento del ginocchio rispetto al bacino e al tronco durante esercizi di salto monopodalico; corsa laterale e cambio di direzione, solo per menzionarne una parte. «Ci basiamo sulla neuro-plasticità», ha proseguito Della Villa, «e l’apprendimento cognitivo, almeno inizialmente, è uno step essenziale nel percorso proposto. Il nuovo pattern motorio corretto va poi interiorizzato appieno e reso automatico. Inizialmente, nelle prime due sedute dopo la prima valutazione molto tempo viene speso proprio per garantire un apprendimento completo con il supporto dei video e una presa di coscienza sia dei difetti sia dei movimenti adeguati». La ridefinizione dei movimenti alterati e l’aumento delle ripetizioni sono tipici delle sedute fra la terza e la sesta. Le rimanenti sedute di training, dalla settima in poi, che concludono il ciclo, sono dedicate all’inserimento del gesto atletico rinnovato negli schemi motori dell’atleta, che a questo punto deve avere sviluppato capacità di auto-correzione e di automatizzazione del pattern. Quindi, una seconda valutazione con un test Mat di controllo viene eseguita per controllare i risultati. Solamente dopo sei mesi dal secondo test, nel corso dei quali il soggetto deve comunque continuare a esercitarsi in autonomia, si verifica che tutte le nozioni e gli schemichiave siano stati recepiti in maniera adeguata. Pedana e relativa connessione alle soluzioni digitali servono anche per descrivere come il nostro corpo eserciti una pressione sul terreno e vi scarichi peso e forze; dunque per esaminare come e con quali dinamiche il suolo stesso restituisca queste forze.
La prevenzione nel mirino
«La maggior parte degli infortuni al legamento crociato anteriore», ha ricordato Francesco Della Villa, «avvengono in assenza di contatto diretto sul ginocchio anche negli sport nei quali i contatti sono frequentissimi come il calcio oppure il rugby. Si verificano cioè in presenza di disfunzioni di natura biomeccanica. Al momento dell’infortunio l’atleta è in genere su un solo arto, con tronco in tilt laterale e spostamento del centro di massa dalla superficie di appoggio dei piedi, il ginocchio negli ultimi gradi di estensione e, quasi invariabilmente, ginocchio valgodinamico con intra-rotazione femorale e abduzione tibiale. Classici esempi sono un inadeguato atterraggio dai salti oppure ancora i cambi di direzione». Dalle sole strategie di riabilitazione e di rientro senza timori alla pratica agonistica e di natura professionistica i centri della rete del gruppo Isokinetic stanno spostando l’obiettivo verso la prevenzione, aiutando l’ottimizzazione dei pattern motori degli sportivi ancora integri. Coordinati dallo Education and Research Department che a tutti gli effetti è un’università interna in grado di produrre output scientifici consolidati e di fare formazione fissando standard precisi, i poli di Isokinetic sono il frutto di un forte investimento nell’innovazione. Quello di Bologna è costato circa un milione di euro riconducibili in misura preponderante alle strutture, ai display e ai sistemi di analisi con la loro immancabile dotazione di software. L’approccio paziente-centrico personalizzato porta con sé una forte attenzione all’aspetto psicologico della riabilitazione. «Lo scopo finale», ha commentato Della Villa, «è offrire agli atleti una terapia a 360 gradi inquadrandoli in rigorosi paradigmi bio-psicosociali. La componente motivazionale è fondamentale per la guarigione e per questa ragione i nostri ambienti sono curati in modo tale da garantire una marcatura e un vissuto positivi dell’esperienza in genere. La compliance è un altro fattore decisivo e un training vissuto male dà esiti meno positivi».
VERSO UNA CULTURA DELLA PREVENZIONE
A Milano il gruppo Isokinetic gestisce due centri specializzati che in totale impiegano un team composto da venticinque specialisti. Al fine di perseguire una cura della persona a 360 gradi ogni polo è equipaggiato per fornire anche i classici test isocinetici e di soglia in modo da avere una visione completa dei soggetti e delle loro problematiche. «Annualmente e solamente a Milano trattiamo circa 1.700 persone», ha calcolato il direttore delle cliniche Isokinetic di Milano dottor Pierfrancesco Perini, «e fra queste solo il 5 o il 6% al massimo è rappresentato dagli sportivi professionisti, anche se il gruppo ha in essere accordi di partnership e collaborazione con squadre titolate di calcio, hockey, pallacanestro». Senza alcuna esitazione Pierfrancesco Perini ha identificato il football come la disciplina che in assoluto fornisce a lui e ai suoi colleghi il maggior numero di pazienti, anche nella sua versione a cinque. «I giovani sono piuttosto numerosi», ha proseguito il direttore, «e molti di essi sono impegnati ad alti livelli, per esempio nelle selezioni primavera di alcune squadre professionistiche. Oltre la metà dei pazienti fa comunque sport, magari di tipo amatoriale». Aumenta il numero complessivo degli appassionati della corsa di lunga distanza, in linea con una tendenza ormai ben radicata al running; e con loro quello delle donne, a testimonianza di come rispetto al passato gli stili di vita stiano decisamente mutando. Allo stesso tempo è da notare che con frequenza crescente ci si trova a trattare un pubblico di giovanissimi: «È il segno di come una pratica sportiva intensa sia già tipica dell’adolescenza o della preadolescenza», ha detto Pierfrancesco Perini, «accrescendo i rischi di infortuni e recidive». Contrariamente ai senior sono proprio i «ragazzini» a evidenziare più spesso la migliore compliance terapeutica. «Sovente sono di gran lunga più motivati di quanto non lo siano gli adulti», ha osservato l’intervistato, «che talvolta paiono sottovalutare l’importanza della prevenzione, in primo luogo. Cosa che non accade a chi, come i ragazzi, insegue un sogno». Ed è in particolare la sensibilità nei riguardi della prevenzione primaria il punto sul quale Isokinetic sollecita e auspica un cambio di passo e di mentalità. «A questo puntiamo», hanno concluso Perini e Della Villa, «le analisi del movimento e il sistema delle Green Room. La diffusione di una cultura della prevenzione è il più autentico obiettivo dell’innovazione».
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